Borsa della spesa sempre più pesante per le famiglie italiane. A settembre l'inflazione è cresciuta leggermente rispetto ad agosto, passando da +1,6% a +1,7%, ma guardando bene è soprattutto al supermercato e nei negozi di alimentari che i rincari si sono fatti sentire di più, spingendo alle stelle il carrello della spesa.
L'aumento più consistente è stato quello del prezzo del pane, cresciuto in un anno del 7,5%. In pratica se lo scorso anno un chilo di pane casereccio del tipo più semplice costava sui 2,2 euro, ora si è saliti in media a 2,4 euro al chilo.
Guarda caso, i dati Istat sono arrivati proprio nel giorno in cui anche l'Antitrust ha annunciato l'avvio di un'istruttoria sui prezzi del pane a Roma e provincia. Il Garante per la concorrenza, vuole infatti verificare se l'Unione panificatori della capitale ha dato vita a un cartello anticoncorrenziale, fissando un listino dei prezzi con l'indicazione degli aumenti legati ai rincari del costo del grano. Un prezzo "consigliato" che, secondo l'Autorità, potrebbe aver causato «aumenti generalizzati e sostanzialmente uniformi» negli oltre 8.000 panettieri della provincia di Roma.
Ma non è solo il pane ad essere rincarato a ritmi vertiginosi. Per la pasta l'aumento è stato del 4,5%, per il latte del 3,2%, per la frutta del 5,6%. E così via per tutti gli alimentari (riso +3,4%, pollo +6%, uova +3,8%, caffè +3,2%), al punto che una spesa tipo per una famiglia di 4 persone è rincarata, in base ad alcuni calcoli esemplificativi, di 24 euro al mese, 288 euro all'anno, senza contare spese extra per i periodi festivi. Secondo la Coldiretti, rialzi di tale portata comincerebbero a farsi sentire anche sui consumi, in calo del 7% nel caso del pane. I consumatori lanciano quindi l'allarme, calcolando addirittura aumenti complessivi, considerando forse anche qualche piccolo stravizio, di 400 euro l'anno, e chiedendo ai ministeri interessati, Sviluppo economico e Agricoltura, di agire al più presto con interventi mirati.
Ma è proprio il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, a gettare acqua sul fuoco: secondo il ministro «il temuto caro-spesa è stato scongiurato» perchè «nonostante l'incremento eccezionale dei prezzi agricoli internazionali di questi mesi, l'indice generale dei prezzi è rimasto invariato», passando solo dall'1,6% di agosto all'1,7% di settembre.
In realtà a controbilanciare la spinta accelerativa del capitolo alimentare, ci ha pensato a settembre soprattutto l'energia. Il comparto ha registrato infatti un lieve -0,1% sufficiente ad evitare che l'inflazione schizzasse esageratamente al rialzo. Negativo è stato del resto anche l'andamento di altri due capitoli che da tempo ormai segnano rallentamenti: comunicazioni (-8,8%) e spese per la salute (-0,2%). In deciso calo anche le tariffe aeree con un netto -9,6%, mentre tensioni non indifferenti si sono registrate nelle tariffe locali: acqua potabile (+6,4%) e tariffa rifiuti (+9,5%). Come ogni settembre è infine scattato anche il caro-scuola, con aumenti soprattutto per le rette di iscrizione (aumenti superiori al 4%) e per la cartoleria (+3,8%).