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ABORTO: LEGALE O NO, I NUMERI NON CAMBIANO

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2007 20:59
26/10/2007 20:59
 
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Sedgh G et al. Lancet 2007; 370: 1338

 

Non è la legge a fermare una donna che vuole abortire. Il tasso di interruzioni volontarie di gravidanza nei paesi che prevedono per legge questa possibilità è infatti uguale e talvolta inferiore a quello stimato nei paesi dove l’aborto è praticato solo clandestinamente.

A rivelarlo è il più ampio studio condotto finora sull’argomento: un resoconto dettagliato sui numeri e sulle conseguenze dell’interruzione volontaria di gravidanza paese per paese dal 1995 al 2003, l’anno più recente per cui i ricercatori del Guttmacher Institute di New York e dell’OMS – che hanno condotto l’analisi appena pubblicata su Lancet – avevano dati a livello mondiale.
Dallo studio emerge non ci sono differenze tra l’Europa , dove è legale a eccezione della Polonia e dell’Irlanda, e l’Africa, dove è clandestino praticamente in tutte le nazioni: qui nel 2003 gli aborti sono stati 29 per 1.000 donne incinte, contro i 28 delle europee.

Ma se non c’è differenza nei numeri, il discorso cambia del tutto quando si vanno a vedere le conseguenze in termini di rischi per la salute e mortalità.
In Africa il 98 per cento degli aborti non è sicuro e le donne che decidono di interrompere una gravidanza sanno di mettere a rischio la propria vita o di andare incontro a complicazioni come emorragie o infezioni, mentre in Europa solo una donna su cento soffre per conseguenze serie.
«In generale, dove l’aborto è legale è praticato in modo sicuro», afferma Paul Van Look, direttore del Department of Reproductive Health and Research dell’Oms, al New York Times. «E vale anche l’inverso: dove è illegale, ha molte probabilità di essere pericoloso e praticato in condizione non sicure e da personale mal addestrato».
Leggendo l’articolo di Lancet si scopre che:

  • ogni anno sono praticati 20 milioni di aborti clandestini (stimati in base ai dati forniti dagli ospedali sui ricoveri per complicazioni, indagini e dati raccolti in studi precedenti) e che 67.000 donne muoiano per complicazioni legate a emorragie o infezioni
  • il numero totale di aborti volontari è passato da 46 milioni a 42 per anno dal 1995 al 2003
  • nel 1995 sono stati praticati 35 aborti per 1.000 donne contro 29 su 1.000 nel 2003

Ma il calo si è verificato in realtà solo nei paesi ricchi dove è legale e sicuro, mentre i ricercatori non hanno riscontrato differenze nei paesi in cui è illegale. Inoltre i dati europei sono disomogenei: nei paesi dell’Est, prima membri dell’Unione Sovietica, nel 2003 gli aborti sono stati 44 per 1.000, mentre in Francia o in Germania solo 12 per 1.000, di cui nessuno praticato in condizioni non sicure. E l’Italia? I ricercatori indicano un tasso di 18 aborti per 1.000 donne, di cui 3 per 1.000 non sicuri.
«Questi dati mostrano che rendere l’aborto legale non lo fa aumentare», commenta Sharon Camp, presidente del Guttmacher Institute.

Ma non tutti sono d’accordo. Le associazioni antiaborto criticano lo studio e parlano di stime inesatte e di conclusioni affrettate. «Questi numeri non sono definitivi e sono suscettibili di interpretazioni diverse a seconda di chi li analizza», commenta dalle pagine del New York Times il direttore del National Right to Live Educational Trust Fund di Washington. «La vera ragione per cui le donne muoiono nei paesi in via di sviluppo è che mancano buoni dottori e medicine. Questo studio equipara la parola “sicuro” con legale e “non sicuro” con “illegale”, in modo da dare l’illusione che l’unico problema serio dei sistemi medici sia solo rendere l’aborto legale».

La battaglia sull’aborto scatena dure prese di posizioni da una parte o dall’altra.
Un dato emerge incontrovertibile dallo studio di Lancet: la vera chiave per ridurre il ricorso a questa pratica, legale o no, è rendere i metodi contraccettivi disponibili per tutte le donne, come dimostrano i paesi dell’Europa dell’Est.

In paesi come la Repubblica Ceca o la Bulgaria, infatti, fino a qualche anno fa l’aborto era praticamente il metodo contraccettivo più economico e facilmente accessibile e il tasso del 1995 lo dimostra: 90 aborti per mille donne. Da quando invece è stata ampliata la scelta in materia di contraccezione si è verificato un crollo verticale (44 per 1.000 nel 2003). «I dati dell’Europa dell’Est mostrano che fornire una contraccezione adeguata funziona», afferma Van Look, «le nazioni dovrebbero mettere più impegno nella prevenzione e non nella proibizione».

Ma in molti paesi in via di sviluppo che negano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, i programmi di educazione sessuale vertono solo sull’astinenza. E’ il caso dell’Uganda, per esempio, dove si stima un tasso di 54 aborti su 1.000 gravidanze, oltre il doppio rispetto agli Stati Uniti (21 per 1.000) o dell’Etiopia, dove il Ministero della Salute afferma che gli aborti clandestini sono la seconda causa di morte per le donne ricoverate in ospedale. E intanto, sottolinea il New York Times, «la campagna multimiliardaria contro l’AIDS in Africa finanziata dall’amministrazione Bush ha indirizzato quasi tutto il denaro per promuovere l’astinenza prima del matrimonio, lasciando all’uso del preservativo pochi spiccioli».


By Partecipasalute

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